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Bergamo . . . Berghem . . .

Bergamo è una città antichissima, più antica di Milano e Brescia, per dire.

Bergamo Alta

Bergamo neve

berghem

bergamo

La sua storia è strettamente vincolata a quella degli Orobi, una popolazione protoceltica golasecchiana legata alla Cultura bronzea di Hallstatt.

Tale Popolo irruppe da Nord in epoca preistorica e si attestò tra Como e Bergamo fondando proprio la città lariana, Lecco, Bergamo e l’antica Parra/Barra, oggi Parre in Val Seriana che era un po’ la loro capitale e il cui toponimo pare derivare da una voce celtica indicante il paiolo.

Bergamo fu fondata da essi e pian piano divenne la loro città precipua anche perché le Terre al di là dell’Adda furono invase e colonizzate dagli Insubri, popolazione sorella degli Orobi od Orumbovii.

L’etnonimo orobico non c’entra nulla col greco, anche se sfiziosa è l’ipotesi che significhi “abitanti delle montagne” proprio come i moderni Bergamaschi che alcuni cliché vogliono montanari, contadini e muratori; l’etnonimo orobico è una voce indoeuropea che dovrebbe significare “abitatori sulle acque”, e dunque palafitticoli.

Effettivamente tra Como e Bergamo di acqua non ne manca di certo. Ma questi Orobi non erano stretti solo in quest’area: il toponimo Oropa, in provincia di Biella, la dice lunga.

Quanto gli Insubri gli Orobi amavano laghi, fiumi, corsi d’acqua, e poi naturalmente i monti.

Bergamo fu dunque fondata in epoca bronzea dagli Orobi che le diedero un nome schiettamente celtico ed indoeuropeo, comprovato non solo dall’origine del Popolo in questione ma anche della conformazione della stessa città di Bergamo e del suo nucleo originario.

Bergamo, è risaputo, consta di un nucleo antico, storico, posto su dei colli, e di un nucleo moderno al piano; tipica pratica ariana era quella di erigere cittadelle, rocche, sulle alture, di fortificarle, e di dominare così l’abitato e i dintorni per meglio avere tutto sotto controllo, ma sicuramente anche per questioni religiose legate al culto indoeuropeo del sole, del cielo, dell’anima che si libra dal corpo una volta morto, tramite cremazione.

Quali migliori condizioni dunque per assegnarle un nome squisitamente ariano legato alla classica radice indoeuropea bherg- che significa “colle, altura, monte” unito al celto-germanico hem/hom/heim che sta per “casa, Patria”?

Con tutta probabilità il nome originale di Bergamo non fu affatto distante dalla versione vernacolare “Berghem” e diverse sono le pezze d’appoggio di tale tesi.

Oltre all’origine etnica degli Orobi, alla tradizione difensiva degli abitati fortificati posti in luoghi elevati, al dato linguistico, abbiamo la collocazione geografica della stessa Bergamo che si ritrova circondata da toponimi simili al suo come Brianza, diversi Berzo, Breno, Cimbergo, Brescia e così via; verso Est troviamo anche alcuni toponimi cimbri come “Perghem” (che è anche un cognome) che indicano colli e monti e nello stesso Trentino ritroviamo tali etimologie; in area celtica iberica, transalpina e a cavallo tra Francia e Germania, ma pure in Scandinavia, ci sono toponimi assai simili se non uguali a “Berghem” ed è soprattutto il caso di Olanda, Germania, ma anche Svezia, e non è certo da escludersi che le parole “berg” ed “heim” dal celtico siano passate al germanico come sovente è accaduto in altri casi, ove i Germani si sono stanziati in territori già celtici.

Inoltre una suggestiva curiosità. Come spesso accade la denominazione di una città è legata a dei, idoli, miti appartenenti al Popolo che la fonda; ebbene pare che Bergamo possa avere un legame con il dio celtico dei monti Bergimus il cui etimo è palese: “abitatore dei monti”.

Tale dio era adorato in Val Camonica e nel Bresciano, ove sono state trovate delle are a lui dedicate, mentre pare che Brescia debba il suo nome o al celtico brig-, “altura” oppure direttamente alla famosa dea matronale celtica Brigantia.

Ma forse questo è più il caso della Brianza.

Qualche cocciuto classicista malato di Greci e Romani vede in Bergamo il greco “pergamon” che significa “rocca” ma è chiaro che quanto bherg- abbia lo stesso significato indicante un’altura fortificata.

Popolazioni grecofone comunque a Bergamo non misero piede.

Altri sciammanati leggono nel toponimo bergamasco un’improbabile origine etrusca legata alla voce nientemeno che accadica (!) “parakkum” ossia “posto in alto” ma qui si sta davvero esondando nel ridicolo, a mio avviso anche perché gli stessi Etruschi seppur anatolici pare parlassero un idioma anatolico indoeuropeo.

E comunque gli Etruschi non fondarono né denominarono la nostra città.

Da Berghem, o simili, preservato dai Galli storici, gli Insubri, o meno probabilmente i Cenomani, si è dunque passati al latino Bergomum che al disfacimento dell’Impero ha lasciato il posto al riemergente Berghem poi sicuramente corroborato dal gotico Bairgam e dal longobardo Bergheim/Pergheim, tutti toponimi dal significato similare.

C’è proprio una deliziosa continuità tra la voce originale protoceltica, poi gallica, e le versioni germaniche che in bocche nordiche saranno proprio risuonate come le varie Bergheim (ma anche Berghem!) disseminate in Austria, Germania, Olanda, Fiandre, Svezia, Scandinavia.

E così, ancor oggi noi Bergamaschi chiamiamo la nostra città Berghem, mentre i milanesi rifacendosi al latino la chiamano Bergum (scrivendo “Bergom” ), i Tedeschi a volte Bergen (in cui berg- assume il significato anche di celare, nascondere, proteggere, derivato dalle possenti fortificazioni che cingevano e cingono la città vecchia), mentre i Toscani Bergamo che al solito è una sciocca corruzione stile Tolomei.

Pensate a quanti toponimi ed antroponimi poi divenuti cognomi l’italianizzazione ha beceramente storpiato rendendo una voce ariana, nordica, celtica o germanica, una rimasticatura latineggiante volgarmente della voce originale!

L’occupazione tricolorita passa anche e soprattutto per queste cose, assieme all’inquinamento del Sangue lombardo.

E pensate anche all’abbietta tattica italo-romana di farci credere dal Brennero a Lampedusa tutti figli di Latini, Etruschi e Greci, per convincerci malamente di essere un unico popolo, un’unica nazione, quando invece non siamo fratelli nemmeno tra Lombardi e Veneti o Liguri!

Questo è oscurantismo signori, non le sacrosante ragioni del Lombardesimo fatte proprie dal Movimento Nazionalista Lombardo che si batte per la Verità e la riscossa della sopita Identità lombarda soffocata da secoli di sofismi italiani esclusivamente basati sulla cartapesta romana e sulle storture mentali di gente tipo Dante o Machiavelli.

Riconosco l’apporto positivo della latinità alla nostra Cultura di sostrato ma di qui a dire che siamo latini, romani, italiani, ne passa; ragionando in questi termini mezza Europa è italo-romana dunque come più volte ho detto!

Cerchiamo di essere onesti e di non lasciarci intossicare dalle ideologie di cartapesta che affondano le proprie sordide radici nel Risorgimento e nel giacobinismo.

Noi Bergamaschi siamo protoceltici, gallici, gotici, longobardi, siamo Lombardi, e basta.

Non siamo italiani, romani, padani, svizzeri, austro-ungarici, veneti o chissà quale diavoleria.

Come il resto dei Lombardi, soprattuto cispadani (rispetto a Milano) siamo una schiatta celto-germanica, gallo-longobarda, culturalmente romanica e cristiana, in parte però, perché tracce della Cultura dei nostri padri si evincono negli usi e costumi, nelle tradizioni e soprattutto nella lingua.

Noi Lombardi siamo come i Francesi, prima Celti poi Germani, spolverati di latinità, ma questo non fa certo di noi continentali, mitteleuropei, alpino-nordici e cromagnoidi Lombardi dei fratelli dei Mediterranei di estrazione autoctona o italica o greca che abitano la penisola italiana.

Basta oscurantismo e basta perbenisimo romanista e italianista! Ridiamo splendore alle nostre origini e alla nostra Razza, lo dobbiamo ai nostri Padri, alla nostra Terra, alla nostra luminosa natura antica.




I sogni son desideri . . .

I sogni son desideri

Pasted Graphic


Ma anche no.
Cioè, almeno certi sogni.
Che ero in vacanza a nonsodove nonsoquando, in una specie di agriturismo.
E già non ci siamo, che io mi smarono a passare una vacanza in luoghi ove non ci sia almeno uno scorcio di mare.
Ordunque, ero in questo sito aulico e qualcuno ha proposto una passeggiata che io ho accettato, pure con un entusiasmo che non mi appartiene.
Mentre si passeggiava con questa comitiva improvvisata, arriva quello che ho identificato come il mio capo nerd, in abbigliamento anni 30, a bordo di una vettura anni 50 con qualche problema all'impianto frenante.
Riesce a concludere la sua corsa contro un pullman messo di traverso e mi invita a salire per accompagnarmi a casa.
Temendo per la mia vita, rifiuto cortesemente ma mi comunica di stare tranquillo che tanto la vettura è dotata di doppia pedaliera e che schiacciando il freno entrambi non si corre nessun rischio.
Mi accompagna, quindi, presso un bosco bellissimo.
Lo saluto e mi avvio.
Piove e io indosso solo un k-way dalla portentosa capacità di ripararmi da qualsiasi intemperie.
Indosso stivali da pioggia colorati.
Un sacco di gente deve attraversare un portone (che in un bosco mi sa tanto di Alice nel paese delle meraviglie).
Entriamo e quasi perdiamo l'equilibrio.
Ci si ritrova tutti, donne, bambini, ragazzi, in una pozzanghera immensa che arriva alla cintola.
Ma, miracolosamente, l'acqua non entra negli stivali e neppure mi bagna.
Alla fine mi sveglio perchè sento la presenza di qualcuno accanto a me.
Ometto i particolari di questa parte perchè sono incapace di scrivere racconti erotici.
Diciamo che è stata quella più divertente.
E siccome a me inception mi fa una pippa, finalmente mi sveglio davvero, solo, nel mio lettone.
L'unica ammissione doverosa è che ieri effettivamente, ho mangiato un po' meno leggero del solito, ma nulla che potesse far presagire a tanto.
Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se avessi divorato una peperonata.
Credo che rimarrò con la curiosità, che forse è meglio.

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